Lobotka migliore in campo, Kvara e Zielinski sugli scudi
Roboante, schiacciante, quasi-tennistica (se dal var non avessero annullato il goal di Ounas per un fallo – dubbio… ma evitiamo almeno oggi polemiche – di Zerbin su Montipò). Si dovrebbe partire con l’elogio degli azzurri, ieri bianchi, e con parole al miele alla luce del 2 a 5 di Hellas Verona-Napoli, ma ci piace capovolgere la prospettiva o, volendo, seguire l’iter di una gara partita in svantaggio e soffermarci innanzitutto sui dati negativi. O meglio: “non positivi”.
Pronti via e si parte con un Napoli arrembante, propositivo, ma poco concreto, vedi occasionissima fallita da Osimhen su assist di Lozano. Il Verona, compatto e ordinato, con linee ravvicinate e il solo Lasagna più avanzato, con compiti di solitario, ma velocissimo, incursore, costringe il Napoli a un giropalla a tratti estenuante (alla corrispondente voce statistica di fine gara un impressionante 80% circa), che rischia tuttavia di rendersi improduttivo, nonostante le folate degli esterni, che saltavano l’uomo quasi sistematicamente.
Il rischio di uno stallo del gioco con un goal tagliagambe e i mostri del passato in trasferte ostiche come Verona si concretizza alla mezz’ora, quando Lasagna sblocca la gara sugli sviluppi di un calcio d’angolo, ma soprattutto su una evidente disattenzione difensiva (leggi errato posizionamento di Mario Rui).
Il Napoli prova a reagire subito, ma, vuoi la solidità e la fisicità, a tratti estrema, degli avversari, gestita comunque con sicurezza dall’arbitro, vuoi uno scollamento tra linea di centrocampo e attaccanti, col solo Lobotka a predicare calcio e Anguissa e Zielinski in appannamento, vuoi un Osimhen servito poco e costretto a salire sulla tre quarti, vuoi la tensione crescente di uno stadio dove l’ignoranza razzista regna sovrana, appare disordinato e poco lucido.
La svolta in Hellas Verona-Napoli
Sino al ’37, momento di svolta in cui i (pochi) dati da rivedere sinora evidenziati lasciano definitivamente spazio a una fluidità di gioco frutto di meccanismi finalmente impeccabili: il Napoli si sblocca grazie ai due più in palla e con più gamba, El Chucky sulla destra è imprendibile e confeziona un cross per l’accorrente Kvaratskhelia, che, dopo aver mostrato tecnica, coraggio, personalità e dinamismo, si esibisce in un terzo tempo dalla grande fisicità che non lascia scampo al portiere. Inchino ai mille napoletani sugli spalti, seguito da un gesto che pare voler invitarli a sonni tranquilli, e inizio di una partita ben diversa.
Tutti in fiducia, difesa ordinata, con Kim che chiude da corazziere su un paio di sortite dei vari Henry e Lasagna e prova a impostare dal basso, i tre di centrocampo finalmente in dialogo, Osimhen all’attacco della profondità. Proprio dal piede del nigeriano, zampata fulminante, arriva il vantaggio, su azione d’angolo: esultanza irridente in risposta ai cori degli inqualificabili “tifosi” veronesi e squadre negli spogliatoi, con la giusta fotografia dei valori in campo.
Il secondo tempo si apre con un’illusione: il pareggio di Henry, che ancora mette in luce i blackout difensivi sui posizionamenti in marcatura e che saranno materia di approfondimento per mister Spalletti in settimana. Illusione, perché è chiaro a tutti che si tratta di un incidente: è chiaro ai calciatori del Napoli innanzitutto, che immediatamente riprendono a macinare gioco con estrema padronanza, è chiaro persino a noi (tele)spettatori, che percepiamo una certa consapevolezza e fiducia.
L’imbucata di Kvara e Zielinski in versione Hamsik
Tutto come previsto, poiché bastano meno di dieci minuti per ripristinare il vantaggio con una bellissima imbucata di prima di Kvara ad un Zielinski in versione Hamsik, che si inserisce, taglia in due la difesa e piazza alle spalle di Montipò. Da qui in avanti è monologo Napoli, nonostante la girandola delle sostituzioni, che invece mette in luce un altro dato positivo, un mantra di ancelottiana memoria: tutti sono e saranno utili.
C’è tempo per il capolavoro di Lobotka, migliore in campo non solo per il goal di fioretto, ma innanzitutto per la sua straordinaria capacità di dettare i tempi, con e senza palla, per le accelerazioni in verticale, per la pulizia di passaggio, che, a costo di risultare blasfemi, ricorda un grandissimo come Inesta; c’è spazio poi per un pimpantissimo Politano, sempre ficcante quando converge da destra sul piede “buono”, per un volenteroso Zerbin e per un funambolico Ounas, che ci auguriamo davvero possa restare in rosa per la sua capacità di entrare subito nel vivo della gara.
Se questo è il Napoli, ci sarà da divertirsi (ma siamo scaramantici e per ora bolliamo la gara come “calcio di ferragosto”…).