Non voglio immaginare un mondo senza Arrigo Sacchi.
Da sempre lui c’è, ero bambino e lo ascoltavo in tv. Arrigo Sacchi il commentatore, l’ex tecnico del Milan e della nazionale, il guru, la cura ad i mali del calcio. La ricetta di Arrigo Sacchi è la massima espressione dell’omeopatia, al massimo non cura, ma sicuro non fa danni. Le sue parole ci ricordano continuamente ed inutilmente l’importanza del gioco, facendo sognare noi italiani senza più campioni che per vincere c’è bisogno di regole precise. Grande innovatore lo è stato senz’altro, qualcosa di grande ha fatto.
Arrigo Sacchi ripete come un mantra, sempre le stesse cose, e noi tutti, ascoltiamo, qualcuno addirittura si scandalizza. Arrigo Sacchi, continua ad infangare gli allenatori che giocano sempre e solo in un modo, preoccupandosi prima di non prenderle e poi di agire in contropiede. Tre le categorie che ha indicato: i geni, gli orecchianti, che sono la maggior parte, e i vecchi italianisti aggrappati alla tattica esasperata.
Si salvano per Arrigo Sacchi:Spalletti, Sarri e Giampaolo, che mettono il gioco al centro di tutto, perché una vittorie non meritata non è una vittoria. Allegri? Per Sacchi è una via di mezzo, bravo tatticamente, sa cambiare in corsa, però gli interessa solo vincere.
Se parliamo di società, per Arrigo Sacchi la Juve è avanti a tutte di oltre dieci anni, ma non coniuga i tre verbi come faceva lui nel grande Milan. Vincere, convincere e divertire. Ne coniuga appena uno, vincere. In Italia può bastare, perché pure il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia, ma in Champions no.
Che mondo sarebbe senza Arrigo Sacchi?